La nostra storia

La storia della sala risale alla fine del 1800 quando la famiglia religiosa dei Salesiani approda a Faenza. Nel 1891, accolti in modo non benevolo da un drappello di anticlericali manifestanti, i Salesiani– aprono il loro oratorio in locali della parrocchia di Sant’Antonino. Ne è direttore il piemontese Don G. Battista Rinaldi. Fra le altre attività i religiosi diffondo, soprattutto tra i giovani, la passione per il teatro. A Sant’Antonino organizzano le prime recite nel maggio del 1883, all’aperto, nel grande loggiato interno della parrocchia.

E’ il parroco don Giovanni Mazzotti, originario di Russi, che costruisce un primo teatrino in fondo al cortile e il palcoscenico era costituito da un “occhio”, l’ultimo del loggiato (che oggi si trova dentro la succursale della Banca di Credito Cooperativo, in corso Europa).

Dopo la sua morte prematura, il nuovo parroco don Natale Valenti costruisce un nuovo e più ampio teatro, che doveva servire anche come palestra per l’Unione Sportiva Borgo. Viene inaugurato nel mese di settembre del 1912. Sopra c’era scritto “Ludendo discitur” – nei locali della banca si possono ancora vedere i lacerti di queste scritte: si intravvedono le tre lettere intrecciate con la sigla USB. Le decorazioni murarie del boccascena e il sipario – conservato nell’attuale Teatro dei Filodrammatici di Faenza – vengono eseguite dal famoso Dò Gigiõ (Don Luigi Dapporto), noto scenografo, prete “libero” che abitava in piazza Fra Saba. La sua famiglia era proprietaria del chiostro, allora fittamente abitato da una ventina di povere famiglie.

In quel teatro – il Teatro Privato S. Antonino – si recita tutte le domeniche una commedia nuova, da ottobre all’ultimo giorno di carnevale, più la festa della “segavecchia”.

Il primo maggio del 1921, in quel teatro, si costituisce la Filodrammatica “Angelo Pietro Bertón” (che è viva tuttora e non ha smesso di recitare tutte le domeniche), che porta avanti la sua attività teatrale fino al febbraio del 1944. Passa il fronte: nel Borgo il disastro è grande. Le case della parrocchia di Sant’Antonino sono distrutte per i due terzi.

Dopo la guerra diventa parroco don Eugenio Ceroni e con lui è viceparroco don Alberto Zauli. I tedeschi, prima di ritirarsi fanno saltare il campanile di S. Antonino che ostruisce il vicolo S. Antonino ma distrugge anche tutto il grande coro della chiesa (appartenente in passato al monastero della SS. Trinità). Nella primavera del 1945, don Ceroni, lavorando con le sue mani, “don Berto”, uno o due muratori e i ragazzi di passaggio, cominciano a costruire un grande locale, praticamente lo spazio occupato dall’attuale sala cinematografica, che era dotata allora anche di una galleria. Intanto cominciano le proiezioni estive all’aperto. Lo schermo era dipinto di bianco sul grande muro opposto al retro del teatro. Quasi di fronte all’ingresso della canonica, viene costruito un casotto che funge da cabina di proiezione.

La sala cinematografica viene inaugurata ufficialmente nel 1946. Si chiama “Cinema-Teatro S. Antonino”. Alle proiezioni cinematografiche si alternano anche recite teatrali. Non molte ormai, dato che il cinema è diventato il protagonista assoluto.

Nel 1962-63, ancora parroco don Ceroni, il locale viene ristrutturato col rifacimento del tetto che ne aveva molto bisogno. Il progetto era di Pier Lodovico Massari, ma don Ceroni lo abbandona considerandolo troppo costoso. Dall’aprile del 1959, la Filodrammatica Bertón sotto la spinta di Giuliano Bettoli ricomincia una vivace attività teatrale, utilizzando il palcoscenico che ha ottenuto il cosiddetto “permesso di pedana” (e, quindi, non dovrebbe avere né sipario, né scene).

Ma è con l’arrivo di Don Guglielmo Patuelli, su progetto di Pier Lodovico Massari, che la sala prende l’aspetto attuale, con importanti lavori che la trasformano: l’ingresso dal vicolo Sant’Antonino, sparisce la galleria, la sala viene disposta a gradinata, il rivestimento per l’insonorizzazione, l’uscita di sicurezza sul cortile. Nuovamente inaugurata nel 1970, la sala prende il nome di “Cinema Europa”.

La sala cinematografica svolge anche altre attività di animazione culturale, teatrale, musicale, aderendo al circuito delle “Sale della Comunità” dell’ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema). La sua attività si sostiene grazie al contributo volontario di alcune decine di persone.